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Lungo il fluire della storia, nel firmamento della Carità, brilla incontrastato, l’ASTRO DEL VANGELO, il Pellegrino di Dio, San Rocco. Non è certamente facile presentare la vita di un santo, soprattutto se si tratta di San Rocco, notissimo in tutto il mondo, per la sua indimenticabile storia e per la sua infaticabile opera di taumaturgo.

Scarne sono le notizie sulla sua breve esistenza, poche le certezze, immerse nel mistero, irradiato dalla luce divina, che ancora oggi si proietta nelle comunità e ne esaltano le gesta incomparabili.

Numerosi si sono cimentati nel diffondere l’eccelso ministero al servizio della Buona Novella: tra questi dobbiamo annoverare il giurista veneziano, Francesco Diedo, autore del testo Vita Sancti Rochi, edito in Milano, nel 1484.

Tra le fonti bibliografiche più antiche, meritano particolare attenzione, i cosiddetti Acta breviora, risalenti al 1420-1430, scritto anonimo, in lingua latina, elaborato quasi certamente in Lombardia. Roch Il domenicano Jhean Phelipot (La vie, légende, miracles et orasion de Mgr. Saint), nel l494,ripropone in gran parte il contenuto degli Acta breviora, aggiungendo moltissimi particolari della permanenza del pellegrino francese in Piacenza. Gli studiosi citati, e numerosi ricercatori, hanno presentato ai fedeli la cronologia classica (1295-1327).

Nato a Montpellier, di nobile famiglia, venuto alla luce in tarda età dalla madre Libera o Liberia, per un intervento miracoloso della Madonna delle Tavole. Il padre Giovanni, ricco signore, insegna al figlio la suprema virtù della carità. All’età di vent’anni , dopo la morte dei genitori, compie una scelta radicale: lascia le ricchezze ed impugna il bordone, indossa l’abito del pellegrino, al fine di raggiungere le tombe degli apostoli.

L’unica certezza è seguire le orme del Signore, mediante il sacrificio e l’affascinante sfida: la carità al serviziodegli ultimi, emarginati e diseredati. In prossimità della città eterna, a circa 100 km, in Acquapendente, opera miracoli a favore degli appestati con il segno di croce.

Giunto poi a Roma, ricevuto dal Santo Padre, riprende nuovamente il cammino, arriva a Piacenza, in una località chiamata Sarmato, contrae la peste. Si rifugia in una angusta grotta, nella quale nonostante le indicibili sofferenze, riceve quotidianamente la visita di un cane che percorre un breve tratto di sentiero, portando in bocca un pezzo di pane per il pellegrino ammalato.

Dal castello Gottardo Pallastrelli, incuriosito, segue il suo cane. Secondo le fonti, il ricco signore,si converte dopo aver parlato con l’uomo sofferente e si mette alla sequela del Cristo.

Guarito dalla peste, San Rocco riprende la via del ritorno, con un voto, ha promesso di non rivelare la sua identità, è arrestato nella sua patria, rinchiuso in una cella per cinque anni.

Viene ritrovatodal carceriere, privo di vita. Il secondinorimane folgorato dalla luce che circonda il corpo. Lo zio Bartolomeo lo riconosce per la croce sul petto, con la quale è venuto al mondo, distintivo di santità.

Nella sua Montpellier, termina la sua esistenza e ritorna tra le braccia del Padre Celeste.

La storiografia ha continuato le ricerche, in occasione del settecentesimo anno della nascita, nel 1995, una nuova prospettiva rovescia la cosiddetta cronologia tradizionale, riproponendo altre date circa il dies natalis e di conseguenza l’anno della sua dipartita.

L’appassionato ricercatore Paolo Ascagni, autore di un saggio di particolare rilevanza: “SAN ROCCO contro la malattia”. Storia di un taumaturgo, contribuisce a rischiarare dei dubbi, stimolando i lettori e gli addetti ai lavori. Al termine di un attento studio, avendo consultato numerose fonti, confrontando poi le date e la sua permanenza nei luoghi citati dai primi biografi, denota alcune incongruenze. L’ipotesi formulata dall’autore fa risalire la nascitatra il (1345-1350) mentre la data della morte si colloca intorno al (1376-1379), considerando che durante la sua adolescenza avrebbe conosciuto direttamente il morbo della peste, che si propaga con veemenza nella sua città natale nel 1348 e nel 1361. Di conseguenza stando alla precedente cronologia, sarebbe nato sotto il pontificato di Bonifacio VIII, (1235-1294-1303), noto ai fedeli come il Vicario di Cristo, che indice il Giubileo del 1300. Mentre per le nuove fonti euristiche, il Pietro vivente, dopo Giovanni, potrebbe essere Benedetto XII (? 1334-1342), che fa ogni tentativo, al fine di riportare il Papato nella città eterna. La presenza di Rocco è legata all’epidemia della peste, l’arrivo in Acquapendente,evoca l’ecatombe demografica, ma sarebbe giunto in questa località tra il (1367-1368), in precedenza ha sperimentato gli effetti devastanti, causati dal flagello nel corso dell’infanzia nel 1348 e durante l’adolescenza nel 1361.

Gli spostamenti successivi non sono ricostruibili facilmente. Il 25 o il 26 luglio del 1327, giunge in Acquapendente, dove rimane tre mesi, subito dopo incontra il Santo Padre Urbano V (1310-1362-1370). Le orme di Rocco calpestano le città di Rimini, Forlì, Ferrara, Bologna, in cui visita la tomba di San Domenico. In tutti questi luoghi, la sua presenza rianima gli ammalati, la comunità rafforza la fiducia nel Signore, ridona la forza per affrontare il futuro. Il soggiorno a Piacenza è ampiamente documentato e riscontrabile in tutte le biografie.

Il Pellegrino di Dio, soggiorna nell’ ospedale di Nostra Signora di Betlemme, attiguo alla chiesa di Sant’Anna. Prosegue la sua instancabile opera, ma contrae la peste e si rifugia a 17 km dalla città, in una località chiamata Sarmato, fuori dal centro abitato. Il nobile Gottardo di cui parla la leggenda, proprietario del castello, l’amico fedele del santo, per alcuni studiosi potrebbe nonessere appartenuto alla famiglia Pallastrelli e che non abbiaabbracciato la via della santità.

La congettura che concerne il luogo della morte, propone nuovi orizzonti per la ricerca storica. Le antiche ipotesi formulate nel corso del tempo non possono essere verificate e risultano pertanto prive di fondamento: San Rocco non ha terminato la sua esistenza nel suo paese natale, né ad Angera e neanche in presunti luoghi della Germania. Inquadrando la sua vita attraverso idocumenti consultati, è probabile che il giovane pellegrino si sia trovato coinvolto nellaguerra, combattuta nel Ducato di Milano, durata dal 1371 al 1375. I contendenti Barnabò Visconti ( 1323-1383 ) ed il fratello Galeazzo II ( 1320-1378 ), hanno ingaggiato una durissima lotta contro la lega cristiana, ispirata da Papa Urbano V, condotta da Amedeo VIdi Savoia ( 1334-1383). Il territorio piacentino costituisceuno dei siti delicati del conflitto. San Rocco viene arrestato come persona sospetta, forse a Broni, è condotto a Voghera dal Beccaria, il sovrintendente militare della famiglia Visconti.

Non rivelando la sua identità, considerato una spia, viene rinchiuso in carcere per cinque anni. La morte giunge il 16 agosto del 1376 o il 1379, tuttavia tenendo conto di diverse datazioni, riguardanti la permanenza in Piacenza, il 1378 o 1379, appare l’ipotesi più accreditata.

Nella città di Voghera si attesta il culto più antico, legato alla festa celebrata in onore del santo, datata 16 agosto 1382. Nel mese di febbraio del 1485, i veneziani sotto l’altare di S.Enrico, trafugano il corpo, lasciando due piccole ossa del braccio. Il Pellegrino dell’Assoluto, viene canonizzato nel 1629, da Papa Urbano VIII (1368-1623-1644), le virtù taumaturgiche e la santità di vita, vengono esaltate in due atti ufficiali promulgati dalla Santa Sede.

Nel Sannio il culto si diffonde in occasione della peste del 1656, tra le comunità che ricorrono al suo ausilio, ricordiamo: Foglianise, Castelpagano, Circello, Morcone, Sassinoro, Cerreto Sannita, Arpaise, Pontelandolfo, San Marco dei Cavoti, Paduli. Molinara, Faicchio, Cautano, Montefalcone in Valfortore. Sorgono anche oratori francescani dedicati al santo: in viale San Lorenzo (Benevento) e nella Basilica dell’Annunziata e di S.Antonio in Vitulano.

In questa epoca tormentata, soggiogata dell’odio, da disegni sinistri e nefasti, nell’attuale momento storico, agli albori del terzo millennio, le aspirazioni militari per annientare il nemico, sembrano prevalere sulla Civiltà dell’Amore, invochiamo con fiducia il suo intervento e prostrati davanti a Lui, attraverso la preghiera incessante, chiediamo cheillumini le menti di coloro che sorreggono le sorti del mondo, che le armi più efficaci risultino la mediazione e la comprensione.

Conduca il Pellegrino di Dio, verso i sentieri di pace, per riportare la giustizia nel globo terrestre.

 

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